Neanderthal

L’uomo di Neanderthal costituisce il mistero più affascinante sull’origine dell’uomo, che attrae l’interesse di tutti gli appassionati di storia dell’umanità.

            Gli studi sulla sua genetica si moltiplicano e si contraddicono in continuazione, mentre l’unica cosa certa, è l’epoca della sua separazione dal principale ramo evolutivo dell’Homo sapiens, circa 800mila anni fa, mentre i riscontri archeologici sulla sua apparizione si attestano tra i 500 e i 400 mila anni fa.

            Recentemente sui monti Altai in Siberia sono stati scoperti i resti di un’altra specie umana, denominata “Homo di Desinova”, della quale esistono pochi reperti di comparazione, ma dai primi dati genetici, il Desinova sembra discendere dall’uomo di Neanderthal, dal quale si sarebbe separato circa 200 mila anni fa.

            L’uomo di Neanderthal e di Desinova sarebbero stati coevi con l’Homo Heidelbergensis (Heidelberg Germania), il nostro antenato più vicino, fino a 100 mila anni fa, quando l’Heidelbergensis scomparirà.

Molto indicativo sull’incontro tra il Neanderthal e l’uomo Heidelbergensis è il monte Carmelo in Palestina, sul quale nella grotta di Kebara è stato rinvenuto uno scheletro di Neanderthal, mentre sullo stesso monte, ma nella grotta di Misliya, sono stati ritrovati i fossili di uomo sapiens più antichi finora ritrovati fuori dall’Africa, risalenti a 180mila anni fa.

In realtà fino alla sua scomparsa il Neanderthal era culturalmente più evoluto del Cro- Magnon, e lo dimostra anche il volume interno della sua calotta cranica, che raggiungeva i 1600 cm³, come l’uomo moderno, condizione indispensabile per lo sviluppo del volume cerebrale, mentre quella del coevo Sapiens Heidelberg arrivava a 1300 cm³. Dobbiamo forse supporre che il Cro-Magnon è il frutto di una ibridazione tra il Neanderthal e l’Heidelberg?

            Infatti, archeologicamente all’uomo di Neanderthal viene attribuita la cultura Munsteriana, periodo che si distingue per la capacità dell’uomo di lavorare le pietre, il legno e le pelli, diffusa in tutta l’Eurasia e la riva mediterranea dell’Africa, la cultura Munsteriana si è conclusa circa 30000 anni fa, con la scomparsa del Neanderthal, e gradualmente sostituita dalla cultura Aurignaziana, periodo iniziato 40000 anni fa, dallo stesso uomo di Neanderthal ed in seguito continuato dall’uomo Cro-Magnon.

            Con l’aurignaziano l’uomo è in grado generare il fuoco, incomincia a dipingere a fabbricare utensili e abiti, conosce i primi rudimenti della medicina ed è in grado di curare traumi e ferite di una certa gravità.

            In questa fase di contatto, è possibile che i figli dei Cro-Magnon, si siano incuriositi  dalle capacità realizzative, e dell’abilità artistica dei Neanderthal, e che nel corso della loro età dell’apprendimento siano riusciti a sviluppare le stesse capacità, dando inizio così all’evoluzione culturale del Cro-Magnon.

Il vero mistero consiste nel fatto che Il Cro-Magnon arriva 60000 anni dopo la scomparsa dell’uomo di Heidelberg, cosa è successo durante questo periodo?

Perché non si trova traccia di culture intermedie, che facciano da anello di collegamento tra l’Heidelberg e il Cro Magnon? E perchè non si trovano prove dell’esistenza di una specie che provi l’ibridazione delle due razze?

Una traccia potrebbe essere l’aplogruppo mitocondriale “H” sviluppatosi almeno 30000 anni fa ma esclusivo dell’Europa e del Medio Oriente luoghi dove si sono incontrati i Neanderthal e i Cro-Magnon, quindi si potrebbe ipotizzare che le femmine del Cro Magnon abbiano ereditato alcune caratteristiche genetiche dei Neanderthal.

            Dal punto di vista genetico il Neanderthal possedeva il 99,5% del patrimonio genetico dell’uomo moderno, per contro, tra le popolazioni euroasiatiche moderne, compresi i nativi americani, nel loro cromosoma si registra la presenza di geni Neandertaliani tra 1 e il 4%, mentre ne sono completamente privi gli autoctoni africani.

            In particolare la presenza di geni del Neanderthal è maggiormente concentrata nelle popolazioni dell’Asia orientale, e in particolare, nella popolazione melanesiana sono presenti in una percentuale che arriva anche al 6% del totale, derivata dall’Uomo di Desinova. 

            Si tratta di dati non universalmente riconosciuti, ma che comunque considerando la distribuzione Euroasiatica dei siti occupati dai Neanderthal, hanno generato l’ipotesi di un’origine centroeuropea della specie.

            Altri ricercatori hanno elaborato studi che identificano il Neanderthal come un individuo dalla pelle bianca e capelli rossi, mentre è convinzione comune che la pelle dei caucasici sia diventata bianca a causa di un adattamento climatico; una teoria che non è condivisa da tutti.

            Infatti se si considera che i mammiferi sotto il pelo di colore variegato hanno tutti la pelle bianca, per prima cosa mi risulta evidente che non c’è relazione tra il colore della pelle e quello dei capelli o del pelo, quindi devo partire dal presupposto che come tutti i mammiferi, gli umani primordiali sotto al pelo avevano la pelle bianca, e pertanto sarebbe la pelle nera ad essere il frutto di un adattamento climatico.

            Infatti, è noto a tutti che in altura il sole abbronza di più per effetto della rarefazione dell’atmosfera che ci protegge dai raggi ultravioletti e dai raggi x emessi dal sole, i quali essendo cancerogeni, inducono il nostro organismo a difendersi producendo melanina e carotene due pigmenti che anneriscono la nostra pelle.

            Quindi possiamo immaginare cosa sia successo nella preistoria sugli altipiani Africani e Indiani posti a livello equatoriale, con il sole che batte in verticale e le giornate sono più lunghe, luoghi dove la gente ha potuto sopravvivere alle radiazioni solari solo grazie alla capacità fisiologica individuale di produrre pigmenti.

            Un esempio lo possiamo avere ancora oggi con molte persone che soffrono di albinismo, e le moltissime che passano giornate intere a prendere il sole senza abbronzarsi, ma rimediando un sacco di lentiggini che a volte diventano melanomi.

            Questo rende evidente il fatto che le radiazioni solari hanno eliminato gli individui dotati di una melanogenesi insufficiente, inducendo la popolazione a ripetuti accoppiamenti tra individui portatori di pigmentazione scura, che ha finito per accentuare le caratteristiche somatiche di popolazioni che in origine erano solo molto abbronzate.

            Ovviamente si tratta di un fenomeno che si è prodotto nell’arco di centinaia di generazioni.

Ma l’esempio più lampante ce lo forniscono ancora i melanesiani delle isole Salomone, i cui abitanti oltre ad essere i non africani con la pelle più scura, il 20% di loro ha i capelli biondi.

            Recentemente si è scoperto che questa caratteristica non è il retaggio di un apparentamento con i conquistatori francesi, ma è dovuta a una variante unica al mondo di un gene che codifica gli enzimi preposti alla pigmentazione; si tratta del “TYRP1”, posto sul cromosoma 9.

            Di statura media non superava l’1,70 cm di altezza, il Neanderthal aveva una cassa toracica robusta e articolazioni corte ma muscolose, che lo rendevano più robusto del Cro-Magnon, ma meno resistente alla fatica.

L’associazione tra l’enorme cassa toracica, le narici molto dilatate e la capacità di adattarsi al clima freddo, mi induce il sospetto che fossero privi delle ghiandole sudorifere, o comunque non ne disponessero a sufficienza, condizione che li obbligava a vivere in ambienti freddi, e che potrebbe essere la causa della loro scomparsa.

Infatti, ad un certo punto della sua evoluzione, la specie umana incominciò ad avvertire la necessità di ridurre la sua temperatura corporea, un’esigenza che favorì coloro i quali vivevano in luoghi freddi, o chi disponendo di una peluria rada riusciva a sopportare meglio il disagio, arrivando così a una selezione naturale della specie che passo dopo passo ha portato gli esseri umani a nascere con sempre meno pelo.

Un esempio lo possiamo trovare nel cavallo e nei bovini, i quali eliminano il calore in eccesso attraverso la respirazione, altri animali come il coniglio, il cane e l’elefante, invece usano le orecchie come radiatori, oppure immergersi nell’acqua o rotolarsi nel fango, come ippopotami e maiali, è un altro sistema per raffreddare il corpo.

Un’altra ipotesi sulla scomparsa del Neanderthal, forse la più provabile, può essere legata al sistema immunitario, incapace di difendersi dalle malattie portate dal Cro-Magnon.

In proposito l’attenzione degli studiosi è attratta dal fatto che in Africa dove le radici Neandertaliane sono molto rare, contrariamente alle previsioni, la diffusione del Covid è molto bassa, pertanto i ricercatori si stanno occupando di una possibile predisposizione al Covid 19, dei soggetti portatori dei geni del Neanderthal.

Rino Sommaruga

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